Non è bastato il gesto della scorsa settimana – rinunciare allo stage per la Nazionale – per farsi ascoltare dai padroni del calcio italiano. Dopo le decisioni della Lega di Serie A del 6 febbraio, Antonio Conte è sempre di più un uomo solo al comando, dove ormai è doveroso mettere l’accento più sulla parola “solo” che su quella “comando”.
Il braccio di ferro ormai è noto: il commissario tecnico dell’Italia – visto il basso livello attuale del nostro movimento – vorrebbe che fosse dato più spazio e più tempo al gruppo azzurro, perché indispensabile per ricostruire quella identità persasi dopo i due flop “mondiali” del 2010 e del 2014.
Dopo tante belle parole e roboanti promesse, i veri padroni del giocattolo hanno deciso di fare come sempre, ovvero di pensare soprattutto ai propri interessi. Da questo punto di vista la mediazione portata avanti dal presidente Federale, Carlo Tavecchio, è riuscita solo in parte, se è vero che il compromesso partorito a Milano sembra aver soddisfatto tutti i vertici del calcio italiano ad eccezione di Conte.
Il punto di partenza lo abbiamo detto. La scorsa settimana il commissario tecnico, visto il rifiuto dei grandi club di fornire i loro giocatori, ha deciso di annullare lo stage in programma a Coverciano in questi giorni. “Per rispetto alla maglia azzurra, per farli non posso convocare giocatori della Serie B”, ha detto. L’obiettivo vero, però, si sapeva che era quello di ottenere le fine della prossima stagione entro il 15 maggio, per poter preparare così al meglio l’Europeo 2016 che prenderà il via il 10 giugno. Ma cosa ha deciso la Lega di Serie A? Va bene terminare il campionato il 15 maggio, ma meglio lasciare in sospeso la data della finale di Coppa Italia, facendo filtrare informalmente che sarebbe gradito fissarla il 21 maggio. Se a questo aggiungiamo che, per le solite esigenze tv, si è deciso di spalmare i turni della Coppa durante la settimana, rendendo così impossibile a Conte – fra partite infrasettimanali e, impegni europei – di organizzare stage di preparazione all’Europeo, si capisce perché il commissario tecnico alla fine sia rimasto molto deluso da quanto prodotto a Milano, nonostante il presidente Tavecchio gli abbia spiegato che ci sono ancora molte chance che la finale di Coppa Italia non slitti oltre la fine del campionato (ma dipenderà dalle esigenze delle squadre che ci arriveranno, non certo da quella della Nazionale).
Risultato? Ancora una volta si torna a parlare delle possibili dimissioni di Conte. Ovvero, se in estate gli arrivasse una proposta interessante da un grande club, non è escluso che il commissario tecnico – stanco di sentirsi sopportato dal sistema calcio – possa accettare. Per ora pubblicamente il c.t. continua a negare, ma di sicuro molte delle grandi promesse che gli erano state fatte in estate, si sono trasformate in grandi delusioni. E il bicchiere della sua sopportazione è quasi colmo.
Massimo Cecchini is a senior football writer for La Gazzetta dello Sport
Antonio Conte – a lonely command
There was not enough done last week by the masters of Italian football, in terms of giving the priority to the Italian national team over club considerations. After the decisions of the League of Serie A on February 6, the Italian national team manager Antonio Conte now looks isolated in his command position as he tries to build a programme for a competitive international campaign.
The standoff between the clubs and Conte was already well known: the coach of Italy – given the low current level of the national team – wants to be given more space and more time for training for the 2016 European Championship finals, something he believes is essential to rebuild the national team’s identity and strength after two World Cup flops in 2010 and 2014.
After so many fine words and bombastic promises from all sides, the real masters of the game in Italy (the clubs) have decided to do as they always do, and put their own interests first. From this viewpoint, the ‘mediation’ carried out by the Italian FA President, Carlo Tavecchio, was only partially successful – the compromise that was achieved in the Milan meetings seems to have met the approval of all at the top of Italian football, except the man in charge of the team, Conte.
The starting point last week was when the coach decided to cancel the training programme at Coverciano (the national training centre), due to opposition from the big clubs unwilling to provide their players. “Out of respect for the national team, to get them I can not summon players of Serie B (to replace the withheld players),” Conte said.
His real goal, however, was to put pressure on the league to end next season by May 15, giving him time to prepare for the Euro2016 finals which kick off on 10 June. But what did Serie A decide? Okay, finish the season on May 15, but we won’t fix the date for the Italian Cup final yet, which then opened speculation that it could be fixed for May 21. If you add in the TV requirements, it was decided to spread the rounds of the Cup during the week, it makes it impossible for Conte – with matches being played midweek and clubs’ European commitments – to organise a training programme for the European Championship. We understand Conte was very disappointed by the end product of the Milan meetings, despite president Tavecchio saying that there was a good chance that the Italian Cup final would not slip over the end of the season (but that depends on the needs of clubs – who will keep players for the final rounds – rather the needs of national team).
The final result? Once again we return to talk about the possible resignation of Conte. Perhaps even this summer if he receives an interesting proposal from a big club – he is tired of being caught within the football system. For now publicly Conte continues to deny rumours, but certainly many of the great promises he was made made in the summer, have turned into big disappointments. And it looks like he has probably had his fill. If that happens it could leave Italy without a team coach and a training programme less that a year before the Euros.
Massimo Cecchini is a senior football writer for La Gazzetta dello Sport