If it was not a true story, the so-called Parma Case could make you laugh (or cry). Take a Serie A club, with a significant history (their roll of honour includes one Cup of Cups, one UEFA Cup, two UEFA Super Cups, three Italian Cups, one Italian Super Cup), located in one of Italy’s richest geographical areas and see if you make it fail, but not at the end of the season – this unfortunately actually happened to important clubs like Florence, Naples and Palermo – but during the full swing of the season.
Well, in Italy this has happened and neither the League or the Italian FA had any real understanding or knowledge of what was happening, despite the risk of it distorting the whole league season.
Parma, without a real owner, is virtually bankrupt due to nearly €200 million of debt, which Zavoranno (the former owner) had disguised so well that it made it impossible for anyone to detect. For anyone now looking at the club, the feeling is that it is better justice take its course and start again from scratch rather than take on the financial nightmare.
The alarm bells had been ringing. The club – who last season had qualified for
entry into the Europa League – had been unable to take up their qualification place because they failed UEFA licensing rules by missing tax payments. And yet, with over 220 licensed players around the world, came the storm, with employees without pay for months (even those earning just €1,000) and the team unable even to make transfers due to lack of money.
In short, Parma would have stopped playing much earlier if other clubs, rather reluctantly, had not put together a solidarity fund to allow Parma to play their league matches, despite several players having terminated their contracts. It was perceived as a gesture of good heart towards the club, but the ‘realpolitik’ behind it was the threat of losing the TV millions because of the distorting effect it would have on the championship.
But within this bleak outlook, there is some good news. Over the past six months, the company has had five presidents (Ghirardi, Doca, Jordan, Kodra and Manenti), none of whom have been able to make a positive impression, and now the club is in the hands of receivers. This has triggered the League and Football Association (finally) to launch a set of criteria for buying clubs that force the buyer to be of adequate financial health and moral character – a similar criteria to the English Premier League.
It is too late to save Parma, but perhaps in time to discourage other speculators on the horizon. It cannot come in soon enough. Serie A is set to incorporate stricter financial rules for enrollment in the league, though it will take at least a year before you see them in action. The reason? Italian federation president, Carlo Tavecchio, explains: “If they enter into force immediately, a dozen clubs would not be able to register for the next season.” And to think that once the Series A was described as “the most beautiful championship in the world” …
Massimo Cecchini is a senior football writer for La Gazzetta dello Sport
Massimo Cecchini: Il caso Parma
Se non fossero coinvolte famiglie “normali” – cioè di non calciatori – il cosiddetto caso Parma
farebbe persino sorridere. Prendete un club di Serie A, con una storia significativa (in bacheca1 Coppa della Coppe, 1 Coppa Uefa, 2 Supercoppe Uefa, 3 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana), collocato in una delle aree geografiche dell’Italia più ricche e vedete se siete capaci di farlo fallire, ma non alla fine della stagione – questo purtroppo è successo anche a realtà importanti come Firenze, Napoli e Palermo – bensì durante il pieno svolgimento del campionato.
Ebbene, in Italia è successo anche questo, senza che la Lega di Serie A e la Fedecalcio abbiano mai avuto vero sentore di quello che stava accadendo, nonostante questo in qualche modo abbia corso il rischio di falsare il torneo.
D’altronde il Parma, senza più un vero proprietario, è virtualmente fallito a causa di quasi duecento milioni di debiti, che lo zavoranno così tanto da rendere impossibile che qualcuno si avvicini per rilevarlo. Per chiunque fosse interessato, meglio che la giustizia faccia il suo corso e si ricominci da zero in una serie minore piuttosto che accollarsi pendenze del genere.
I campanelli d’allarme c’erano stati, visto che il club – che nella scorsa stagione si era meritato
l’accesso in Europa League – non vi aveva potuto partecipare perché non gli era stato concessa la licenza da parte dell’Uefa per alcuni pagamenti tributari mancati. Eppure, con oltre 220 giocatori tesserati sparsi per il mondo, è arrivata la bufera, con i dipendenti senza stipendio da mesi (anche quelli da mille euro) e la squadra impossibilitata persino a fare le trasferte per mancanza di soldi.
Insomma, il campionato del Parma si sarebbe già interrotto se le altre società, assai malvolentieri, non avessero attivato un primo fondo di solidarietà per permettere agli emiliani di giocare almeno le partite, nonostante diversi giocatori abbiano rescisso il contratto per andarsene. E non è stato un gesto di buon cuore da parte dei club, ma solo di “realpolitik” visto che le tv minacciavano cause milionarie per via del campionato falsato.
Ma in uno scenario desolante, qualche buona notizia. Nel giro di sei mesi la società ha cambiato 5 presidenti (Ghirardi, Doca, Giordano, Kodra e Manenti), nessuno dei quali ha fatto bella figura, visto che ora il club è nelle mani di curatori fallimentari. Ebbene, Lega e Federcalcio (finalmente) stanno varando una norma che consenta di acquisire una società solo in presenza di adeguate finanziarie e morali, un po’ come succede nella Premier League inglese.
Troppo tardi per salvare il Parma, ma forse in tempo per scoraggiare altri speculatori all’orizzonte. Non basta. Presto saranno inseriti nuovi parametri finanziari più stringenti per l’iscrizione alla Serie A, anche se occorrerà almeno un anno prima di vederli in azione. Motivo? Lo spiega il presidente della Fededercalcio, Carlo Tavecchio: “Se entrassero in vigore subito, una decina di club non sarebbero in grado di iscriversi al prossimo campionato”. E pensare che una volta la Serie A era definito “il campionato più bello del mondo”…